L’Economia Civile è un’invenzione italiana; un modo diverso di guardare alla realtà economica e un insieme di prassi imprenditoriali che affondano le radici nella cultura economica e nella storia imprenditoriale dei nostri comuni.
La scienza economica, alle sue origini, aveva però come obiettivo la fede pubblica, ovvero la felicità delle nazioni, ma con l’avvento della prima rivoluzione industriale la ricerca della pubblica felicità è stata sostituita dalla ricchezza delle nazioni.
Il modello economico dominante con i suoi limiti ci ha poi portato al paradosso di una ricerca della ricchezza economica che produce oggi una ricchezza senza nazioni e nazioni senza ricchezza e senza qualità del lavoro.
L’Economia Civile vuole ritornare a quella “fede pubblica”, promuovendo una nuova generazione d’imprenditori “più ambiziosi” e generativi che guardano non solo al profitto ma anche all’impatto sociale delle loro azioni e che incarnano le loro azioni nelle tante nuove forme emergenti d’impresa come le imprese cooperative, imprese etiche, solidali, socialmente responsabili, benefit.
Noi, vogliamo partire da qui, da questo festival, per quest’affascinante missione di cambiamento del paese, nel quale si può realizzare anche la ricchezza di soddisfazione e di senso della nostra vita.
E l’Economia Civile ha questa ambizione, quella di porre i semi per il cambiamento del mondo.
La situazione socio-economica italiana è da alcuni anni ormai in una situazione di stallo da cui sembra non riuscire a riprendersi, e anche guardando oltre confine lo scenario non cambia di molto.
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I discorsi e le azioni sulle povertà sono spesso inefficaci, se non dannosi, perché la mancanza di competenza li rende astratti. Non è certamente un caso che due tra i maggiori studiosi della povertà, Muhammad Yunus (premio Nobel per la pace) e Amartya Sen (premio Nobel per l’economia)
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Il Festival nasce da un’idea, parola che nella lingua greca significa visione. Qual è l’idea? Quella di concorrere a far uscire il pensiero e soprattutto l’agire economico dell’asfissiante vicolo cieco in cui questi si sono auto-confinati nel corso dell’ultimo mezzo secolo.
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L’Italia e l’Occidente stanno vivendo una stagione difficile di rabbia e passioni tristi dove il problema non è soltanto economico ma anche identitario ed esistenziale. Siamo convinti che valore economico sostenibile, felicità, solidarietà, generatività siano gli approcci giusti per ripartire.
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