L’economia sociale e civile, il futuro che serve all’Europa adesso

L’economia sociale e civile, il futuro che serve all’Europa adesso

L’economia sociale e civile, il futuro che serve all’Europa adesso

L’economia sociale e civile, il futuro che serve all’Europa adesso

di Fabio Cucculelli (Ricercatore Centro Studi e Valutazioni (CeSVa) di NeXt – Nuova Economia per Tutti e Università Tor Vergata)

Il Festival Nazionale dell’Economia Civile, quest’anno alla sua 6° edizione, si svolgerà, come ogni anno, a Firenze nella prima settimana di ottobre. Vuole essere un’occasione di confronto e dibattito pubblico, un momento di valorizzazione delle tante forme di economia civile presenti in Italia e in Europa. Da quest’anno abbiamo iniziato a sperimentare anche le edizioni regionali. Lo abbiamo fatto nel cuore del Lazio, nel centro geografico dell’Italia: Rieti. Il tema scelto per la tre gironi, che si è svolta dal 16 al 18 maggio, è importante: “L’economia sociale e civile, il futuro che serve all’Europa adesso”.

L’appuntamento delle elezioni europee dello scorso 6-9 giugno, il folle conflitto bellico tra Russia ed Ucraina che ferisce il cuore della nostra Europa e le scelte operate dall’UE – che non sono andate nella direzione della risoluzione della questione facendo perno su suoi principi istitutori, quali la solidarietà e neutralità – ci hanno spinto a scegliere questo tema e a realizzare il documento: “Linee guida per l’Economia Sociale e Civile. Strategie e strumenti per un’Europa più sociale, civile e partecipatache vuole dare un contributo originale. Che invita l’UE a dare seguito alle buone scelte che ha intrapreso in ambito sociale ed economico e che intende spronare il nostro Paese ad attuare quanto indicato in sede europea specificatamente sul tema dell’economia sociale.

L’esperienza maturata in questi anni dal Comitato Promotore del Festival Nazionale dell’Economia Civile ed il confronto con importanti studiosi italiani ed internazionali e rilevanti realtà organizzative che da anni promuovono la prospettiva dell’economia civile, ci spingono a fare una passo in avanti.

Oggi più che mai vi è la necessità di allargare la prospettiva e favorire processi di ibridazione feconda – pur nella consapevolezza delle differenze. Processi che consentano di guardare avanti. E di far crescere in Italia ed in Europea la prospettiva di una economia civile e sociale oggi strategica. Per il futuro dell’economia e del pianeta.

E’ evidente che il termine economia sociale sia oggi più largamente diffuso e usato, soprattutto in ambito europeo ma le esperienze e i principi dell’economia civile (maturate in prevalenza in Italia) possono essere di grande aiuto per sviluppare l’economia sociale. Principi come quello della reciprocità, della fraternità, della gratuità e della felicità pubblica – se ben intesi e tradotti a livello concreto – come di fatto già sta avvenendo ad esempio grazie al BES, possono dare alle esperienze dell’economia sociale una qualcosa in più. Possono segnare un orizzonte di senso e di orientamento all’azione economica.

Viceversa l’istanza partecipativa che si declina a vari livelli nell’esperienza dell’economia sociale può diventare per le realtà profit e no profit che guardano alla prospettiva dell’economia civile, un fattore di crescita sia a livello di benessere dei lavoratori che di competitività.

Ma quali sono gli elementi che accomunano le esperienze di economia civile e sociale?

Prima di tutto queste realtà sono mosse da obiettivi differenti dal solo profitto e il loro agire si fonda sul principio di reciprocità, che segnala il contenuto relazionale presente nei beni e servizi erogati. Il principio di solidarietà è fondamentale per entrambe le esperienze ma mentre la solidarietà (più tipica dell’economia sociale) è un principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di diventare eguali, quello di fraternità (specifica dell’economia civile) è il principio che consente ai già eguali di essere diversi (Zamagni S., 2020).

In sintesi, sulla base del principio di reciprocità e di un’azione economica che va oltre la logica del solo profitto e guarda al benessere sociale e al bene comune, è possibile costruire un percorso fecondo che sappia valorizzare al meglio gli elementi chiave di queste due prospettive: solidarietà e fraternità (legate insieme), gratuità e felicità pubblica, partecipazione democratica dei lavoratori e dei cittadini.

L’Economia Sociale in Europa

L’economia sociale in questi anni ha guadagnato un ruolo crescente nelle politiche pubbliche. Le organizzazioni e le imprese dell’economia sociale hanno dimostrato una buona capacità nel colmare le lacune lasciate da Stato e mercato, e si sono dimostrate innovative, adattabili e reattive ai bisogni delle comunità.

Negli ultimi due decenni si è assistito a un progressivo cambio di atteggiamento. L’economia sociale, sia nel suo insieme, sia in alcune sue specifiche componenti, ha infatti guadagnato attenzione e riconoscimenti sotto molti punti di vista, in particolare per il contributo economico e occupazionale che è stata in grado di realizzare” (Borzaga C, 2022). La consapevolezza della sua rilevanza si sono rafforzate a seguito della funzione anticiclica dimostrata durante le due grandi crisi che hanno interessato questo secolo e per la rapidità con cui hanno contrastato il Covid-19, come è apparso evidente quando si è iniziato a disaggregare i dati per settori e  tipologie di impresa (Borzaga C., 2022).

Con la fragilità dell’economia e l’aggravarsi delle disuguaglianze, è emerso un naturale bisogno di resilienza, innovazione e cooperazione. L’economia sociale oggi trova un suo posto nella strategia industriale europea, che si pone l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica e la leadership digitale (Athanasopoulou A., Klein P., 2022).

La Commissione europea ha guardato oltre la crisi per costruire una società più equa e inclusiva e accelerare la doppia transizione – verde e digitale – che desideriamo vedere nel prossimo decennio.

Tuttavia sebbene l’economia sociale stia già dando un contributo significativo alla vita delle persone e delle comunità, ha ancora un enorme potenziale. L’economia sociale è un eccellente esempio di “economia che opera per le persone”; contribuisce a costruire un’Europa sociale, trasformando i principi dell’European Pillar of Social Rights in azioni con risultati concreti per i cittadini.

Inoltre l’economia sociale contribuisce all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in vari modi: riducendo la povertà; trainando la transizione verso città e comunità sostenibili; promuovendo il consumo e la produzione responsabili; favorendo la finanza sostenibile.

Si stima che nell’Unione siano presenti 2,8 milioni di enti attivi nell’ambito dell’economia sociale, che impiegano 13,6 milioni di persone e offrono soluzioni ad alcune delle principali sfide sociali e ambientali. Ma nonostante il riconoscimento e lo sviluppo crescente, l’evoluzione dell’economia sociale nell’UE è disomogenea. Le disparità sono evidenti, ad esempio, nella quota di occupazione retribuita rappresentata dall’economia sociale.

L’Action Plan per l’Economia Sociale e l’Italia

Il 9 dicembre del 2021 la Commissione europea ha avviato un’importante azione: l’European Action Plan on Social Economy – il Piano d’azione europeo per l’economia sociale – che definisce la visione e il quadro d’azione per l’economia sociale nel prossimo decennio. Inoltre il percorso di transizione per l’ecosistema industriale Proximity and Social Economy presenta diversi scenari per consentire agli attori dell’economia sociale di essere all’avanguardia nella trasformazione verde e digitale. Il documento è un invito a costruire, insieme agli stakeholder, un percorso verso la resilienza e la doppia transizione (Athanasopoulou A., Klein P., 2022).

Il Piano d’azione europeo per l’economia sociale pone condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’economia sociale, il cui potenziale è sottoutilizzato.

A causa di questa mancanza di comprensione e riconoscimento, le imprese e le organizzazioni dell’economia sociale incontrano molte difficoltà a “scalare” le proprie attività.

Su indicazione proprio della Commissione, il Consiglio dell’UE il 29 settembre 2023, ha proposto la “Raccomandazione sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale – Accordo politico” che fornisce orientamenti concreti all’Italia e a tutti gli altri Stati membri sulla creazione di condizioni favorevoli affinché le organizzazioni dell’economia sociale possano prosperare e contribuire alla creazione di posti di lavoro di qualità e sostenere l’innovazione e l’inclusione sociale. È la prima volta che viene adottato un atto giuridico sull’economia sociale a livello europeo, a dimostrazione del crescere del riconoscimento del ruolo svolto dall’economia sociale.

La raccomandazione del Consiglio è una delle azioni annunciate dalla Commissione Europea nel suo piano d’azione per l’economia sociale che delinea misure ambiziose.

Da adottare entro il 2030, per promuovere l’innovazione sociale, l’economia sociale e i suoi diversi modelli imprenditoriali e organizzativi. E rafforzare il suo impatto trasformativo su economia e società. L’ambito di applicazione è ampio e comprende: occupazione e inclusione sociale; accesso ai finanziamenti; appalti pubblici; aiuti di Stato; fiscalità; misurazione dell’impatto sociale, dati e statistiche.

La raccomandazione del Consiglio è chiara per quanto riguarda le prossime tappe da intraprendere. Esorta gli Stati membri a formulare e attuare strategie che riconoscano e stimolino l’economia sociale. O ad adeguare iniziative politiche esistenti; tali strategie dovrebbero essere attuate entro la fine del 2025.

Per l’Italia, la definizione di un piano d’azione nazionale richiede innazitutto il riconoscimento istituzionale dell’economia sociale e civile, ad oggi mancante, ed un intervento di riordino e razionalizzazione delle misure che già potrebbero soddisfare le richieste della Raccomandazione richiamata, rendendo effettiva l’applicazione.

Questo ritardo non sorprende.

Infatti, nel PNRR italiano non si fa riferimento all’economia sociale. E non sono molti i riferimenti al Terzo settore che sembra ricoprire un ruolo piuttosto “settoriale”, invece che di primo piano. “L’impressione è che ci sia una certa difficoltà a concepire il Terzo Settore come un soggetto “strutturale e trasversale” e che, oltre a quelli in cui viene espressamente menzionato, ci sia tutta un’altra serie di ambiti in cui esso è già presente. Tra questi, colpisce l’assenza di un richiamo esplicito al Terzo Settore negli interventi previsti nel campo della cultura, dell’agricoltura sostenibile e della economia circolare, del potenziamento delle competenze e del diritto allo studio, delle politiche del lavoro e degli interventi per potenziare il Servizio sanitario nazionale verso un modello più incentrato sui territori” (Gotti G., 2022).

Il contributo del Festival regionale dell’economia civile di Rieti 

Le considerazioni sviluppate sull’Economia Sociale e l’Action Plan della Commissione Europea sono state al centro delle tre giornate reatine. Che hanno anche proposto una riflessione critica della situazione italiana. La domanda di fondo che ha guidato i lavori è stata la seguente. Come realizzare un cambiamento concreto nei nostri territori per applicare un piano di azione condiviso e sinergico di economia sociale e civile?

Siamo partiti da un’analisi della realtà europea ed italiana. Per poi arrivare al Lazio orientati da alcune idee e processi che riteniamo chiave per lo sviluppo del territorio. I Patti di Comunità, la generatività e le comunità intraprendenti. La gestione dell’acqua come bene comune, di altre risorse naturali e del patrimonio culturale ed artistico.

Abbiamo messo a confronto idee e prospettive diverse con l’obiettivo di individuare  strategie capaci di realizzare uno sviluppo locale sostenibile, partecipato e civile.

L’obiettivo di fondo del Festival regionale era quello di cominciare a costruire un modello di sviluppo locale ibrido. Per lo sviluppo sostenibile dei territori del Lazio. Partendo dall’elaborazione realizzata da NeXt Economia sul Distretto di Economia Sociale, Civile e Circolare che si sta applicando alla Marcigliana. O dalla novità del Civil Social Business City di Firenze a partire proprio da Rieti. Dove abbiamo subito riscontrato la volontà politica di avviare processi di co-progettazione e co-programmazione che vadano in questa direzione.

Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare il tredicesimo Seminario estivo del Comitato Tecnico Scientifico di NeXt. Con il Consiglio Direttivo di NeXt, proprio a Rieti, dal 12 al 13 luglio. Il titolo scelto: “Un nuovo linguaggio sociale (e civile) per l’economia in Europa”  vuole riprendere il tema del Festival regionale, svoltosi a maggio. Per realizzare un confronto su una questione che crediamo strategica per lo sviluppo del Terzo Settore italiano, dell’economia e del Paese nel suo complesso. L’economia sociale e civile è un paradigma di trasformazione economica e sociale. Ne siamo sempre più convinti.

Conclusioni

Sull’esperienza dell’Economia Sociale è necessario approfondire il dibattito e confrontarsi senza pregiudiziali con teorie economiche come quella dell’economia sociale di mercato. Un prospettiva che riconosce alla politica il primato sulla finanza e all’etica la capacità di orientare ogni attività. In questo senso la politica deve assicurare, con metodo democratico, il funzionamento delle istituzioni. In modo da promuovere il perseguimento del bene comune anche sul piano economico. Questo primato della politica si traduce nella capacità di dar vita ad istituzioni che rispettino i principi di “poliarchia” e di “sussidiarietà” (Felice F., 2010). Una teoria che ci  consente di andare oltre la sterile contrapposizione Stato-mercato.

In questo senso il cammino avviato in Europa da alcuni anni è importante. Già a partire dal 2018, più di 100 città e regioni hanno organizzato eventi di sensibilizzazione in tutta Europa e si sono unite alla rete European Social Economy Regions (ESER). Per condividere esperienze, buone pratiche e conoscenze. Ma senza dubbio la scelta operata dall’UE con l’Action Plan per l’Economia Sociale accompagnata da altre misiue (es. Pact for Skills), pur con le difficoltà e le resistenze che ancora ci sono, è di grande rilevanza. Anche nella prospettiva indicata dalla teoria dell’economia sociale di mercato.

In sintesi quello dell’Economia Sociale e civile non è solo uno dei possibili “modi” di fare economia. Ma una possibilità reale di ridefinire le regole del gioco. Dando spazio ad idee e principi che crediamo fondamentali per uno sviluppo economico attento ai territori. Persona e comunità, sussidiarietà, partecipazione, reciprocità, gratuità, solidarietà, fraternità, generatività e felicità.

Riferimenti bibliografici

Comitato Promotore del Festival Nazionale dell’Economia Civile del Festival dell’Economia Civile,  Linee guida per l’Economia Sociale e Civile. Strategie e strumenti per un’Europa più sociale, civile e partecipata in FestivalNazionaleEconomiacivile.it   (16 maggio 2024).

Venturi P., Economia Sociale come paradigma di trasformazione sociale in Aiccon.it (luglio 2023).

Gotti G., Il Piano d’azione europeo per l’economia sociale e i riflessi sull’ordinamento italiano in Rivistaimpresasociale.it (3/2022).

Athanasopoulou A., Klein P, L’economia sociale nel panorama europeo in Rivistaimpresasociale.it (1/2022)

Borzaga C., Action Plan, il pieno riconoscimento dell’economia sociale in Rivistaimpresasociale.it (1/2022).

Zamagni S., La fraternità come principio di ordine sociale in Benecomune.net (31 dicembre 2020).

Cucculelli F., Economia civile, sociale, solidale in Benecomune.net (27 ottobre 2014).

Felice F., Persona, impresa e mercato. L’economia sociale di mercato nella prospettiva del pensiero sociale cattolico, Lateran University Press, Roma 2010.