In molte città italiane, l’agricoltura sociale è una realtà ben consolidata. Secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, in Italia si registra ogni anno una crescita costante del 25%.
Non è un caso dunque che si contino sempre più operatori, addetti e aziende agricole coinvolti in tali progetti con un fatturato annuo che sfiora i 200 milioni di euro.
Anche i governi locali e regionali – in maniera diretta o indiretta – stanno riservando sempre più attenzioni ai programmi di welfare territoriale. Il motivo è semplice ed è racchiuso in due parole: inclusività e integrazione.
Partendo da queste due parole, durante il Festival Nazionale dell’Economia Civile – 29-30-31 marzo 2019, Firenze – parleremo di come le esperienze generative degli amministratori locali abbiano portato a una nuova attenzione al benessere delle persone attraverso un modello di sviluppo sostenibile. Da casi isolati a reti di Comuni per il ben vivere.
Economia Sostenibile: fattoria sociale o fattoria agri-sociale
Inclusività e integrazione sono infatti gli obiettivi dell’agricoltura sociale che in tal modo favorisce chi vive ai margini della società – portatori di handicap, anziani, tossicodipendenti, detenuti, abitanti di aree geografiche fragili –, ma è anche un modo per produrre beni da immettere nel mercato.
La formula più utilizzata in Italia è la cosiddetta “azienda agri-sociale” o “fattoria sociale”: una fattoria a tutti gli effetti, gestita da più persone che si costituiscono come soci e che collaborano affinché l’attività sia economicamente sostenibile.
I frutti vengono venduti al mercato come in qualsiasi altra impresa zootecnica o agricola, ma a differenze delle classiche fattorie, qui vengono svolti anche percorsi riabilitativi, terapeutici e reintegrativi.
Per alcuni, questa esperienza si trasforma in un’opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro, attraverso l’acquisizione di tecniche professionali e pratiche agricole; per altri, soprattutto per gli anziani, è un’occasione di aggregazione e riscatto sociale.
Come diventare una fattoria sociale
Le aziende agricole che intendono entrare a far parte di un progetto di agricoltura sociale devono iscriversi a una rete locale (consorzio, associazione, circolo, cooperativa ecc) e rivolgersi all’Ufficio servizi sociali del comune di appartenenza.
È possibile rivolgersi anche alle ASL per conoscere i distretti socio-assistenziali locali attivi e aumentare così le possibilità di stipulare una convenzione.
Se invece si vuole accedere ai finanziamenti pubblici, le possibilità migliori sono quelle offerte dal Fondo Sociale Europeo, in particolare dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.
Economia Sostenibile: L’orto condiviso o l’orto sociali
Un’altra forma di agricoltura sociale è l’orto condiviso o l’orto sociale, che corso degli anni ha conquistato un ruolo di primaria importanza nell’ambito delle politiche di ecosocialità aggregata.
In poche parole, si tratta di un terreno incolto di proprietà del Comune che viene messo a disposizione della comunità, diventando così uno spazio di rigenerazione ambientale, sociale ed economica.
L’orto sociale ha diversi aspetti positivi: da un lato i “novelli contadini urbani” possono dedicare parte del loro tempo libero a un’attività gratificante e all’aria aperta; dall’altro viene salvaguardato l’ambiente. Senza considerare che è il modo più immediato ed efficace per tenere vive le antiche tradizioni e tecniche agricole.
Come accedere agli orti sociali
La concessione degli orti sociali avviene generalmente tramite bando pubblico. Le aree destinate al progetto vengono suddivise in lotti da 40-50 mq e i richiedenti aggiudicatari di un singolo lotto si assumono l’impegno di prendersi cura di quello spazio per un periodo di tempo prestabilito ed eventualmente prorogabile.
In alcuni casi, il Comune può chiedere il versamento di una cifra simbolica, una sorta di caparra che poi viene restituita alla scadenza del periodo di “possesso”. Chiunque può partecipare al bando e presentare domanda di iscrizione alle graduatorie presso gli uffici competenti del proprio Comune.