Alla ricerca di senso: la terza edizione dedicata all’economia fatta da e per persone, lavoro e relazioni
di Leonardo Becchetti, Direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile
A cosa serve un festival interamente dedicato all’Economia Civile? Perché aspettiamo con ottimismo la terza edizione di questo appuntamento?
La risposta è semplice, sopratutto dopo questo anno di pandemia, in cui si è lacerato il velo dello status quo, che ci avvolgeva in una sorta di limbo in cui povertà, disuguaglianze e vuoto di relazioni, venivano tenute sotto controllo nell’illusione di una situazione socio-economica ancora tollerabile. Oggi l’esigenza di aggiornare il modello economico e le sue prassi appare ancora più pressante ed urgente dopo la crisi che ha segnato non solo l’Italia ma l’intero pianeta.
Lo storico greco Tucidite ricordava come le tragedie insegnano (ta patemata matemata). La pandemia ha mandato definitivamente in soffitta il modello del laissez faire dove, in estrema sintesi, la somma dei singoli interessi individuali produce risultati complessivamente positivi e uno “Stato minimo” cerca di intervenire il meno possibile all’interno dell’equilibrio spontaneo creato dalla mano invisibile del mercato.
Il nostro presente e futuro sono invece caratterizzati dalla lotta contro “mali pubblici globali” come le pandemie e il riscaldamento globale che richiedono molto di più che il semplice e pur importante funzionamento dei meccanismi di mercato: coordinamento degli sforzi tra paesi, azioni sinergiche tra istituzioni, imprese responsabili e società civile. Per sconfiggere la pandemia abbiamo imparato di aver bisogno di istituzioni intelligenti che concludano contratti che massimizzano il benessere sociale con le case che producono i vaccini, di imprese farmaceutiche che interiorizzino (o sono vincolate a farlo per contratto) l’esigenza di coprire con l’offerta di vaccini tutto il pianeta per evitare
la diffusione di nuove varianti e di cittadini responsabili che con i loro stili di vita (vaccinazione, distanziamenti) diano il loro contributo fondamentle per debellare la pandemia. Come ben sappiamo anche la transizione ecologica richiede un simile concerto di iniziative tra regole istituzionali, responsabilità d’impresa e stili di vita individuali.
In piena sintonia con la logica dell’economia civile la lezione della pandemia non è affatto quella del ritorno allo stato tuttofare, la frontiera è oggi al contrario la capacità sempre maggiore delle istituzioni di avviare processi partecipativi come ad esempio quello della co-progettazione dei modelli di welfare con i cittadini e gli enti di terzo settore. Mai come in questo caso la strategia efficace per combattere i due mali pubblici globali coincide con quella da sempre sostenuta dall’economia civile. Nessun problema contemporaneo, nessun passo avanti sostanziale verso il bene comune si può compiere senza il concorso di quattro mani (meccanismi di mercato, istituzioni levatrici delle energie della società civile, imprese responsabili, cittadinanza attiva).
Sullo sfondo di queste considerazioni la nuova edizione del festival si propone di illuminare un altro pezzo di strada dell’orizzonte verso il bene comune: 20 anni fa abbiamo anticipato da pionieri la rivoluzione della sostenibilità ambientale e sociale attualmente in pieno corso. Oggi vediamo avanti a noi la rivoluzione prossima ventura della ri-generazione.
Milioni di dati negli studi di frontiera delle scienze sociali non fanno che ripeterci ultimamente che l’uomo è un cercatore di senso prima che massimizzatore di utilità. E che la combinazione di creatività e capacità di contribuire a migliorare la propria vita e quella altrui è la componente principale della soddisfazione e ricchezza di senso di vita delle persone. Le più di 300,000 osservazioni della European Social Survey ci dicono che le persone generative sono più soddisfatte della loro vita, sono più resilienti (si rialzano prima dopo uno shock) sono cittadini più attivi.
La nuova edizione del festival dell’economia civile è costruita per approfondire e mettere in pratica il concetto di generatività che comincia ad essere sdoganato passando dalla filosofia all’economia e alla politica (nasce la finanza d’impatto e generativa e nascono nuove forme di imprese generative, più ambiziose delle precedenti, che non guardano solo a profitti e redditività ma anche ad impatto sociale ed ambientale delle loro scelte). Da sempre la generatività è la nostra scelta perché concepiamo il festival non come un evento isolato ma come la tappa di un processo e di un percorso che anche quest’anno ci porterà a premiare le migliori startup, le migliori imprese sociali e le amministrazioni locali più innovative. Con la ricerca di buone pratiche nel paese come segno di speranza e stimolo all’innovazione imprenditoriale e politica. Perché si può dire “yes we can”, ma è più facile farlo se qualcuno già ci è riuscito in qualche parte del paese.
La terza edizione del festival vuole suggerire che il migliore regalo che possiamo fare al nostro paese dopo la pandemia è quello di un nuovo modello di sviluppo più generativo, sostenibile e resiliente. Il movimento dell’economia civile fatto dai nostri migliori amministratori lungimiranti e illuminati, dalla vasta platea di piccole, medie e grandi imprese che sanno coniugare impatto e profitto, dal movimento delle associazioni che si prodigano ogni giorno per assicurare beni e servizi pubblici al paese è in cammino per costruire e sperimentare nuove soluzioni e si dà sin da ora appuntamento a Palazzo Vecchio a Firenze dal 24 al 26 Settembre.