Oltre i limiti del giornalismo. La creazione della comunità

Oltre i limiti del giornalismo. La creazione della comunità

Oltre i limiti del giornalismo. La creazione della comunità

Oltre i limiti del giornalismo: la creazione della comunità.

Articolo di Enrico La Forgia, vicedirettore della testata giornalistica Lo Spiegone.

Lo Spiegone è una testata giornalistica e un'associazione di promozione sociale che promuove il giornalismo lento come nuovo approccio al racconto giornalistico. Si occupa delle tematiche legate alla politica internazionale, con l'obiettivo di informare ed "equipaggiare" lettori e lettrici attraverso analisi, dati e riflessioni di ampio respiro. 

 

Nonostante gli ultimi anni abbiano messo in luce lo stato decisamente critico in cui si trova il giornalismo italiano, quest’ultimo rimane una componente fondamentale dell’esercizio democratico e sociale della nostra Repubblica. 

Rimane tale perché l’informazione è il pilastro sul quale si regge il dibattito pubblico, anche se costruito spesso ad hoc per plasmare la realtà in favore delle élite. Il giornalismo rimane lo strumento partigiano con cui costruire un’alternativa alla crescita delle disuguaglianze, allo sfruttamento del Pianeta e agli effetti diretti e indiretti delle politiche degli ultimi trent’anni. Il giornalismo è esercizio democratico e sociale perché solo attraverso di esso si può migliorare l’attuale qualità del dibattito pubblico.

Se da un lato infatti esiste un tipo di informazione che spinge verso un dibattito pubblico appiattito sulla difesa dello status quo, dall’altro esiste un tipo di informazione intenzionata a sostenere e alimentare un dibattito pubblico acceso, partecipativo e accessibile. Un giornalismo capace di offrire alla cittadinanza la possibilità di una formazione permanente e quotidiana, di farsi educante e non solo educata.

Questa visione di giornalismo in realtà non è una conseguenza ideologica della contemporaneità in cui viviamo, ma è natura intrinseca della professione, anche se dimenticata da molti. 

Già nel secolo scorso, Gramsci aveva descritto nei suoi Quaderni del carcere la natura del giornalismo non come mera professione, ma come una “necessità politica”. Necessità politica e civile. Da un lato, perché il giornalismo è fondamentale nel rapporto tra realtà e soggetto e quindi nell’alienazione dei subalterni per la costruzione egemonica di una cultura che favorisce l’interesse dei pochi a scapito dei molti. Dall’altro lato, dal nostro, perché il giornalismo è anche strumento di lotta e di liberazione al servizio della comunità.

Ovviamente parliamo di un giornalismo di opposizione. Parliamo di quello che il grande intellettuale di Ales definiva “giornalismo integrale”, ovvero quello che non solo intende soddisfare tutti i bisogni del suo pubblico, ma intende di creare e sviluppare questi bisogni e quindi stimolare il suo pubblico e di estenderne progressivamente l'area''. Parliamo di quel tipo di giornalismo in cui i giornalisti non solo sono professionisti dell’informazione ma anche educatori, propulsori di coscienze. Un tipo di giornalismo in cui il nostro ruolo non è quello di riempire le menti dei lettori con informazioni statiche e decontestualizzate, bensì quello di portare nel dibattito pubblico le voci dei subalterni e le storie nascoste e dimenticate del Mondo, nel tentativo di stimolare la coscienza critica e la cittadinanza attiva dell’opinione pubblica. Un tipo di giornalismo che rispolvera l’idea weberiana del giornalista come responsabile nei riguardi della società, in quanto spettatore privilegiato della Storia e della politica.

Lo Spiegone è nato, cresciuto e continua a vivere con questo obiettivo, anche se nel proprio piccolo. Cerchiamo di portare avanti queste idee nel nostro approccio e nei nostri percorsi, negli impegni presi con diversi attori della Società Civile, nostra alleata naturale e baluardo della democrazia, ora più che mai minacciata da un clima regressivo che ha trovato nella politica una sponda su cui reggersi. Tutto ciò che è stato fatto, nel bene e nel male, nei nostri quasi otto anni di vita è stato fatto seguendo una logica valoriale e passionale. Il bisogno di un’informazione lenta, ovvero ragionata e contestualizzata, ha portato alla nascita della testata con cui oggi vogliamo e speriamo di offrire un’alternativa al giornalismo mordi e fuggi, guidato invece dalla necessità di guadagnare in entrate e in visibilità a qualsiasi costo. Sappiamo di non essere da soli, e speriamo di essere sempre di più. 

Lo Spiegone rimane infatti un progetto in aperto contrasto con il  giornalismo mainstream, un po’ perché l’approccio all’informazione ci impone di investire tempo nel verificare le fonti minuziosamente e nel considerare la notizia come fatto politico totale e non solo economico, dando priorità a tematiche legate alla violenza di genere, al razzismo, alle nuove forme di colonialismo e alla catastrofe climatica attualmente in corso. 

Lo Spiegone rimane un progetto in aperto contrasto con gran parte del giornalismo italiano perché vive non grazie alle pubblicità e alla fretta nel coprire la notizia, ma grazie alla comunità che si è creata al suo interno e al suo esterno. Vive grazie a una simbiosi inter-redazionale che ci permette di offrire informazioni di qualità ai nostri lettori, alla nostra comunità. Oggi la nostra comunità è in crescita, e speriamo che siano sempre di più le persone che confidano nel nostro progetto e che lo sentono come proprio, decidendo di sostenerci e di sostenersi in un processo partecipato e sempre più sostenibile. Quello di una comunità educata ma soprattutto educante, che partecipa, anche se dall’esterno, allo sviluppo del progetto. 

Lo Spiegone, nel suo piccolo, vuole coltivare  un approccio nuovo, alternativo all’informazione classica che ha disilluso la nostra generazione ma anche quelle precedenti. Così come per le realtà che cercano nel giornalismo lento una nuova via alla comunità, una crescita e una diffusione di questi principi  potrebbe rappresentare un nuovo approccio al giornalismo su scala nazionale. Un approccio che per natura non può che risultare un’arma a favore della comunità e non dell’elitè. Un approccio che andrebbe finalmente a costituire un vero giornalismo, così come era stato inteso nella sua forma più alta.