È la storia di Gianluca e Stefano ma soprattutto di Arché, la cooperativa sociale fondata nel 2005, con l’intento di migliorare – attraverso aspetti d’innovazione – l’inclusione sociale e l’educazione delle persone fragili e svantaggiate, promuovendo il benessere, la qualità della vita, la salute, nonché di implementarne le abilità individuali e sociali, ad esempio trascorrendo una giornata in barca a vela sul Lago di Garda!
Durante il Festival Nazionale dell’Economia Civile, che si terrà dal 29 al 31 marzo 2019, a Firenze, incontreremo e conosceremo diverse realtà che ogni giorno portano avanti, con reciprocità, fiducia e responsabilità sociale, il principio di solidarietà, come Arché fa attraverso lo sport. Ecco la sua storia.
Arché: il nostro modo di essere una cooperativa sociale
Come nasce l’idea di Arché?
«È stato indimenticabile il ringraziamento di un ragazzo disabile: “questa barca – ci ha detto – l’avete costruita anche per noi”. Proprio per costruire una barca accessibile è nata la Cooperativa Arché. Con questo mezzo le persone disabili possono trascorrere una giornata in barca a vela e partecipare alla vita della barca non solo come passeggeri, ma svolgendo le manovre come skipper, timonieri e marinai.»
Perché uno sport come la vela?
«Per noi lo sport è un modo per favorire l’inclusione delle persone disabili. Abbiamo scelto la vela perché più di altri sport permette di imparare a lavorare in team. Ma mentre i ragazzi imparano a controllare la barca, devono mediare con la natura che è inaspettata e imprevedibile. Trovarsi in mezzo al lago con le vele al vento è emozionante.
Non ci piace parlare di vela-terapia. Rendere accessibile una barca non è per forza una medicina: è dare la possibilità a una persona disabile di svolgere un’attività ludica, per il puro piacere di farlo. Ecco cosa significa fare inclusione.»
Siete stati i primi a sperimentare questa nuova forma di inclusione…
«Archè significa “principio” in greco: ci piaceva l’idea di iniziare qualcosa di nuovo. Siamo stati i primi in Trentino a offrire con continuità, durante tutto l’arco dell’anno, la vela a persone con disabilità e con l’assistenza di personale formato professionalmente.
Abbiamo acquistato uno scafo idoneo e l’abbiamo fatto sistemare con la consulenza di persone disabili: tanti piccoli accorgimenti fanno in modo che la barca sia vivibile da chi ha disabilità. Anche chi è in carrozzina può scendere e vivere la barca come tutti gli altri.»
Quanto è importante il posto per creare attività di questo tipo?
«È difficile non essere innamorati di un posto come il Lago di Garda. Possiamo contare su un territorio adatto a tanti tipi di sport: gite in barca, surf e passeggiate in montagna. Con queste attività siamo riusciti ad avvicinare due mondi diversi: quello degli anziani e dei disabili a quello dei giovani volontari che magari decideranno un giorno di lavorare nel sociale.
Dopo 7 anni abbiamo chiuso il leasing per la barca: è stata la prova che la nostra idea piace e funziona. Adesso che Arché è uscita dalla fase di startup, i prossimi anni sono tutti dedicati al consolidamento.»
Cosa c’è nel futuro di Arché?
«Abbiamo avviato una nuova attività sul lago di Caldonazzo, e abbiamo altri progetti in cantiere per l’inclusione dei ragazzi disabili. Presto inizieremo una collaborazione con un’azienda agricola per insegnare ai ragazzi le attività agricole e aiutare il loro inserimento nel mondo del lavoro.»
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