La partecipazione, chiave per un nuovo modello di sviluppo economico
Leonardo Becchetti, Direttore FNEC
La democrazia è come un albero le cui radici affondano nel terreno. Se il terreno è ricco di sali minerali l’albero cresce e produce frutto, se il terreno è povero l’albero rischia di morire.
I sali minerali del terreno della democrazia sono quelli della partecipazione, del civismo e della cittadinanza attiva, che non significa soltanto voto ma si esprime attraverso stili di vita sostenibili, consumo e risparmio responsabile, impegno civile che va ad alimentare la vitalità dei corpi sociali. I tempi in cui viviamo per certi versi ci aiutano a tenerci in contatto, per altri creano ostacoli e barriere alla fertilità e ricchezza di sali minerali terreno.
Con l’enorme ricchezza digitale di cui disponiamo il valore non relazionale del tempo libero è enorme e il costo opportunità di coltivare relazioni faccia a faccia (l’ingrediente fondamentale per la costruzione di comunità e di reti e per l’esercizio delle virtù cooperative che sono alla base dell’intelligenza relazionale) è molto elevato.
E i social, che rappresentano uno strumento prezioso per comunicare e diffondere idee e pratiche, hanno però una loro inerzia che ci spinge a contrapporre idee e concetti piuttosto che ad incontrarci.
La democrazia non è parteggiare, è partecipare come ci ricorda con sintesi e straordinaria efficacia il presidente Mattarella.
Se vogliamo far crescere la partecipazione dobbiamo ripartire da alcuni punti forti.
La società civile italiana in questi ultimi decenni è stata laboratorio di buone pratiche e di risposte sul campo, ha collaborato con le amministrazioni locali in una logica di amministrazione condivisa, ha saputo costruire reti che hanno le potenzialità di moltiplicare le energie dei generativi, ha imparato ad organizzare al meglio eventi (come il nostro Festival) che rappresentano straordinari momenti d’incontro, beni relazionali e luoghi di scambio di idee e di innovazione sociale.
Per la sesta edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile vogliamo avere un approccio molto concreto per trovare le chiavi che consentano di alimentare processi di partecipazione “ibridi” e sperimentare nuovi modelli di sviluppo locale e non solo di organizzare eventi di qualità. In particolare, quest’anno abbiamo creato nuove piste di lavoro e rafforzato alcune già avviate.
Come il Manifesto della Nuova Economia nato dalla radice dell’economia civile che ha portato più di 300 colleghi italiani a condividere un paradigma economico di più ampio respiro, che sviluppa al meglio il potenziale di relazioni, cooperazione, intelligenza emotiva e relazionale mettendo in campo gli spiriti sociali e la generatività di cittadini, imprese, reti del terzo settore ed accademia.
Come l’idea di costruire una “lezione 0” per le scuole, le università e le organizzazioni che abbiamo chiamato Introduzione all’Economia Civile e alla Sostenibilità Integrale che possa fornire una cassetta degli attrezzi comuni per informare, formare e stimolare la partecipazione di giovani e meno giovani. Passando trasversalmente anche alla partecipazione della società civile in generale, con uno spartito per il paese, a disposizione di tutti, in grado di portare a compimento la dimensione meno valorizzata degli ideali della rivoluzione Francese e delle nostre radici filosofiche e spirituali, quella della fraternità che è complemento fondamentale dei due principi di libertà ed eguaglianza.
Nel Festival affronteremo questi temi in un’ottica di equità di genere offrendo tracce di lavoro a giovani, studenti, rappresentanti delle istituzioni, buone pratiche imprenditoriali ed amministrative e organizzazioni del Terzo Settore.
I dati del rapporto sul Benvivere e la generatività delle province italiane che presenteremo a ottobre nei giorni della manifestazione ci dicono che i problemi che abbiamo di fronte (emergenza climatica, povertà e diseguaglianze nella scala sociale, tra Nord e Mezzogiorno, tra aree urbane e aree interne) non sono un destino ineluttabile ma rappresentano sfide che possono essere vinte se adottiamo uno spirito cooperativo e generativo.
La via della ricchezza di senso del vivere e quella della risposta politica ai problemi dei nostri tempi coincidono e richiedono una sola cosa. Orientare e programmare il nostro navigatore verso la via della partecipazione, della cooperazione e della sostenibilità integrale.